Aumentano i casi di violenza contro le donne o sono sempre più le donne che trovano il coraggio di denunciare la violenza di cui sono vittime? Non starò qui a sciorinare i numeri e le statistiche di cui grondano gli articoli in questi giorni con dati da prendere con le pinze come tutte le statistiche. Io penso ai video per adulti, quelli in stile hardcore, che inscenano rapporti violenti dove la donna diventa oggetto da possedere in modo focoso e talvolta un pò rozzo. O ai film del porno nostrano di qualche anno fa, che rappresentano scenette di episodi domestici un pò oltre le righe. Qualcuno mi ha fatto notare che instigherebbero alla violenza ed all’immoralità. La mente elabora pensieri e riflessioni che attingono alla formazione classica ed all quotidianità che mi circonda.
C’era una volta il teatro greco del V secolo a.C., nell’Atene di Pericle e Aspasia, dove Sofocle inscena le vicende di Edipo, il vagabondo che giunge in città, uccide il padre, sposa la madre, genera una prole incestuosa. Nella narrazione di Eschilo, Oreste, per vendetta, uccide l’amante della madre Clitemnestra. Nella conturbante tragedia di Euripide la bella Medea uccide i suoi stessi figli per infliggere al traditore Giasone lo stesso dolore che ha colpito lei. Eppure tra i banchi di scuola si apprende, dalle parole di Aristotele, che tali manifestazioni letterarie sono catartiche, giachè “mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l'animo di siffatte passioni”. Ritengo che oggi la pornografia rivesta lo stesso ruolo, catartico e liberatorio. Ci fa vivere attraverso la narrazione, la visione, l’immedesimazione, situazioni e performance che non saremmo in grado di realizzare per ragioni sociali, economiche o biologiche. E’ un valvola di sfogo inconscia e necessaria che in modo semplice ed innocuo ci permette di dare sfogo ad istinti naturali, talvolta brutali e sgradevoli, ma che pur fanno inconsciamente parte dell’individuo e che rischiano di trasformarsi in sgradevoli ed imbarazzanti disagi quando non vengono assecondati e cercano loro malgrado uno sfogo.
Rocco Siffredi è noto e ricercatissimo in tutto il mondo. Famoso per le sue performance e la sua rudezza nel rapportarsi con la partner di turno, non certo per lo spot pubblicitario della patatina che tira o perchè abbia scritto chissà quale trattato di morale. Le sue ammiratrici più sentite sono le donne, per l’irruenza e la foga con cui potrebbe possedere ciascuna di loro, non certo per le poesie che racconterebbe dopo. In un rapporto sessuale la violenza erotica nei confronti del partner è sempre consenziente, ricercata, desiderata e condivisa.
Fate l’amore. Non fate la guerra.
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La violenza ogni giorno le donne la esercitano sugli uomini ma i giornali non ne parlano. E’ una notizia che non fa notizia. Nessuno prova compassione per il maschio dominante che viene picchiato o ucciso, lasciato da sua moglie e costretto dalla legge a mantenere una famiglia di cui non fa più parte. Le discriminazioni di genere ci sono, in Italia come nel resto del mondo. Ma ci sono anche gli stereotipi, i luoghi comuni, le cose che si dicono e quelle che non si dicono. Parlare di maschicidio è cacofonico e fuori luogo nella società delle pari opportunità che hanno sempre un occhio di riguardo nei confronti della donna come se si trattasse di un animale in via di estinzione da tutelare e salvaguardare.
L’altra sera a PrimaFila invece parlavamo proprio di Maschicidio. Della violenza delle donne nei confronti degli uomini soprattutto nelle RIS, Relazioni Interpersonali Significative. Di anno in anno il mondo si prepara a celebrare con eventi, convegni, manifestazioni e proiezioni la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e ignora dati, statistiche, denunce e numeri di cronaca reale, di uomini traditi e cacciati di casa, minacciati di non poter vedere i propri figli, violentati psicologicamente con le crisi isteriche e trasformati in nuovi poveri da una legislatura sessista quando si tratta di giudicare in materia di separazione: In base ai dati resi noti dal Viminale, che ha analizzato i casi trattati dalle testate web locali e nazionali, nel 2017 sono state uccise volontariamente ben 355 persone, 236 delle quali da partner, parenti stretti, amici, vicini di casa, colleghi di lavoro (i soggetti che condividono relazioni interpersonali significative), divise fra 120 donne e 120 uomini. Uno a uno e palla al centro. Le donne sono violente come gli uomini, alla faccia del gentil sesso.
Pare inoltre che le donne reagiscano meglio alla violenza. Dall’articolo di Monia Savioli sul quotidiano online economiaitaliana.it “Sembra che le madri uccidano più dei padri e che in generale le donne riescano a sopravvivere con minore difficoltà al senso di colpa e all’orrore che hanno commesso. Quando ammazzano o sono lasciate, le donne difficilmente rinunciano a vivere. La lettura dei dati non mente. Gli omicidi-suicidi in ambito familiare e di coppia sono 30: 28 uomini e 2 donne. I suicidi sono 39 divisi fra 32 uomini e 7 donne. Restando in campo sentimentale, su 66 omicidi, i femminicidi sono stati 42 di cui 14 commessi da stranieri “. La maggiore resistenza può essere stata originata dall’allenamento atavico alla sottomissione della femmina nei confronti del maschio nel passaggio dalla società matriarcale a quella patriarcale e l’istinto di sopravvivenza.
Chi volesse approfondire dati e situazioni può leggere la ricerca di Barbara Benedettelli, “Violenza domestica e di prossimità” che rilegge in chiave neutra i numeri, i dati, le situazioni di un mondo dai rapporti violenti, tra uomini e donne, tra estranei o parenti, dove la differenza di genere non è la vera differenza e conosce solo vittime e luoghi comuni. Io preferisco dedicarmi ad una introspezione personale, nè maschilista nè femminista.
La violenza ci rende animali, senza distinzione di genere
http://barbarabenedettelli.it/wp-content/uploads/2018/06/I-numeri-oltre-il-genere-indagine-omicidi-nelle-RIS-2017.pdf
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